Quello che ora si chiama “prevenzione”, primaria e secondaria

Il cancro della mammella è la neoplasia più frequente nelle donne e rappresenta circa il 29% di tutti i tumori. Per una donna il rischio di ammalarsi di tumore alla mammella nel corso della vita è pari al 12-13%. Le malattie della mammella, soprattutto quelle tumorali, sono causate da fattori molteplici, alcuni noti, altri, e sono il numero più alto, sconosciuti.

Per prevenzione primaria (o semplicemente prevenzione) si intende la possibilità di non far insorgere il tumore, ovvero di ridurre o annullare le cause stesse della malattia.
I tumori della mammella insorgono per il combinarsi di molteplici elementi:
1) Fattori genetici e/o ereditari: i più importanti. Per fattore genetico si intende la comparsa delle cellule tumorali dovuta alla trasformazione totale o parziale di un gene che presiede alla “costruzione” delle nuove cellule e che, se alterato, induce la nascita di cellule anormali, ovvero neoplastiche, ovvero tumorali, non più controllate nella loro rapida crescita.
Per fattore ereditario si intende la possibilità di trasmettere ai discendenti questo gene alterato, con la conseguente possibilità di ammalarsi di tumore.

2) Ormoni sessuali (estrogeni, progestinici e androgeni)
Questi ormoni compongono la catena ormonale che interviene, in modo diverso ma sempre bilanciato, nella nascita, crescita e funzionalità della ghiandola mammaria. L’alterazione qualitativa e quantitativa di uno di questi, assieme ai fattori genetici sopraelencati, favorisce la comparsa del tumore mammario. E’ soprattutto il disequilibrio tra questi ormoni che induce la malattia. Quale sia la loro importanza nella fisiologia della mammella, la si osserva nei cambiamenti che normalmente avvengono nel periodo premestruale, nell’allattamento, nella menopausa. Un esempio di queste alterazioni lo si vede in menopausa, quando la mammella, senza più estrogeni, si atrofizza e si riduce di volume e modifica la sua composizione aumentando il tessuto adiposo. La terapia ormonale sostitutiva in menopausa incrementa il rischio di tumore della mammella. Pertanto è indicata solo quando il rapporto beneficio-rischio è positivo.

3) Fattori ambientali, alimentari, stili di vita

E’ risaputo che il fumo di sigaretta aumenta il rischio di numerosi tumori maligni e in particolare di polmone, stomaco, vescica e mammella (oltre che altri danni all’apparato cardio-circolatorio e respiratorio). Anche l’eccesso di bevande alcoliche aumenta il rischio di sviluppare un tumore della mammella. L’aumento del rischio di ammalarsi di tumore della mammella è indotto dai cibi ricchi di grassi e proteine animali e dai cibi che influiscono sulla produzione di insulina. E’ noto che un eccesso di peso corporeo (circonferenza vita superiore a 88 cm nella donna) e vita sedentaria sono spesso associati al tumore della mammella.

Purtroppo molte persone continuano a vivere e a comportarsi come se queste cose non si conoscessero!

La prevenzione primaria dovrebbe prendere in considerazione uno stile di vita sano e adottarlo per sempre.
Si ridurrebbe così in modo radicale la comparse di molte patologie o, se non altro, si sposterebbe molto in avanti nella vita la comparsa di malattie che ora si osservano anche in giovane età.
Per cui si è coniato il termine di prevenzione secondaria, ovvero di diagnosi precoce, o di diagnosi “la più precoce possibile”. Lo strumento primario di diagnosi precoce è lo screening mammario effettuato principalmente con la mammografia, ma anche con l’ecografia mammaria e la visita senologica.

Ma esistono altri modi per prevenire l’insorgenza della malattia?
Considerando il carcinoma della mammella, in cui è ben identificata la sede di insorgenza, è intuibile che asportando l’organo, quando è ancora sano, si eviterebbe la comparsa della malattia. Se si volesse prevenire la comparsa del cancro alla mammella si dovrebbe asportare la ghiandola mammaria quando la malattia non è ancora insorta. Un esempio di tale comportamento è l’asportazione di un nevo giudicato sospetto, che risolve il rischio di comparsa di un melanoma. A questo punto si devono valutare accuratamente i vantaggi e gli svantaggi di una tale drastico intervento. La mutilazione indotta ha enormi risvolti: psicologici, funzionali, estetici e di relazione interpersonale. Per queste ragioni tale pratica è riservata a casi molto particolari: in caso di sicuro rischio di ammalarsi di tumore mammario per la presenza di una modificazione genetica che interviene sul gene BRCA1 e BRCA2 che pone la donna ad altissimo rischio di sviluppare una forma precoce ed aggressiva di tumore alla mammella.