Autoesame al seno, primo passo alla prevenzione

Nella donna, il tumore più frequente è quello che colpisce il seno, ma si può ottenere una totale guarigione se ci si sottopone a una periodica attività di prevenzione .

Secondo i dati presentati di recente dall’Istituto Nazionale dei Tumori Regina Elena in un simposio internazionale svoltosi a Roma, in cui si sono riuniti politici e medici, la diagnosi precoce potrebbe far aumentare di 25.000 il numero di vite salvate in Europa considerando che ogni anno nell’Unione Europea sono oltre 250.000 le donne cui viene diagnosticato un tumore al seno di cui 94.000, purtroppo, non sopravvivono. Il 90 per cento delle donne colpite, in realtà, potrebbe essere curato se la diagnosi fosse tempestiva e il tumore trattato nella fase iniziale.

Chiediamo qualche consiglio su come è meglio comportarsi al dottor Sergio Orefice, Senior Consultant in San Pio X, Milano.

Qual è il primo passo verso la prevenzione?

“L’autoesame del seno” spiega il dottor Orefice “è il primo passo verso la prevenzione. Consiste nell’osservazione e autopalpazione periodica del seno con lo scopo di conoscere l’anatomia delle mammelle e identificarne qualsiasi cambiamento. Poiché l’aspetto e la consistenza delle mammelle variano secondo il ciclo mestruale, il periodo migliore per eseguire l’autoesame è la settimana successiva alle mestruazioni, quando il seno non è congestionato. Questa osservazione aiuta ad evidenziare l’esistenza di alterazioni della forma del seno o anomalie a carico della cute delle mammelle e va eseguita in piedi di fronte ad uno specchio. In particolare, la palpazione si compie esercitando una pressione delicata e uniforme con la punta delle dita su tutta la mammella, comprese le zone più periferiche, per individuare eventuali noduli. Bisogna distinguere fra una nodularità diffusa o un nodulo isolato. La nodularità diffusa è in genere legata a una modificazione normale della mammella durante il periodo premestruale. In ogni caso è importante rivolgersi al medico per una visita senologica qualora si evidenzino uno o più noduli isolati (sia nella mammella sia nella zona ascellare), una retrazione (fossa) della pelle o una secrezione dal capezzolo”. Attualmente questo autoesame può essere reso più sensibile dalla valutazione personale con strumenti ottici di lettura della formazione dinuovivasi.

Come si svolge la visita dal senologo?

“La visita senologica inizia con un’accurata anamnesi in cui il medico analizza i sintomi, i fattori di rischio e la salute generale della persona. In seguito, il medico effettua una palpazione e ispeziona le mammelle per rilevare qualsiasi anormalità. La visita medica può essere integrata da altre indagini, prime fra tutte la mammografia, l’ecografia e la risonanza magnetica che possono offrire risposte sempre più approfondite e aiutano a evidenziare la presenza di eventuali alterazioni, anche se molto piccole. E più piccole sono le dimensioni del tumore, maggiori sono le probabilità di eliminarlo in fretta e di ottenere facilmente una guarigione definitiva con interventi che non necessitano l’asportazione di tutta la mammella”.

Esiste un “calendario” della prevenzione senologica?

“Per facilitare la diagnosi precoce il consiglio è quello di effettuare l’autoesame del seno una volta al mese dai 20 anni; quindi, per le donne che hanno un’età compresa tra i 20 e i 39 anni eseguire una visita medica di controllo ogni 3 anni; e infine dopo i 40 anni, quando il rischio di tumore è più alto, eseguire una visita medica di controllo e mammografie periodiche”.

Se si scopre un tumore, quali sono i tipi di cura a disposizione?

“La cura più comune del tumore della mammella” afferma il dottor Orefice “è la chirurgia e la sua aggressività dipende dal momento in cui è stata diagnosticata la malattia perché tanto più precocemente viene effettuata la diagnosi, tanto minore è il tessuto asportato e tanto più accettabile è il risultato medico, psicologico ed estetico. L’altra scelta è la chemioterapia, che consiste nella somministrazione di un farmaco oppure di una combinazione di farmaci per alcuni giorni al mese per circa sei mesi oppure dopo l’intervento chirurgico o nei casi in cui i fattori di rischio di ripresa del tumore lo suggeriscono. Questi medicinali bloccano la crescita delle cellule ‘malate’. Negli ultimi anni questa cura ha dato ottimi risultati grazie all’avvento di nuovi farmaci come il taxolo, uno dei chemioterapici di nuova generazione che ha dimostrato elevate percentuali di risposta negli studi clinici di malattie in stadio avanzato, nonché nel tumore al seno in fase iniziale. Infine, un’altra cura importante per il tumore alla mammella sono gli ormoni, utili quando la malattia è ormonodipendente, cioè dipende da una alterazione negli ormoni”.